Mi sento in dovere di scrivere, a mo' di pagina di diario, di un avvenimento che ha rischiarato queste giornate infernali di caldo e avvenimenti non proprio felicissimi per sottolineare che la società ancora non ci ha trasformati tutti in tanti homines lupi.
Caldo, fa caldo. Sono le 09:00 ed io e la mia amica Ndra dobbiamo salutare il Riot e dirigerci, zainoni in spalla, con la grinta degna di un paio di zombie, verso la fermata del pullman che dista un chilometro e mezzo, si dice, perché è ora di ritornare alle nostre vite ed applicare sul nostro territorio, il piccolo Molise, tutte quelle proposte virtuose in cui ci siamo immersi al Riot nei giorni precedenti per provare a cambiare almeno la nostra terra, il piccolo Molise.
Caldo, fa caldo. Ore 09:40, la navetta che doveva passare per trasportarci da Frassanito a Lecce dove ci aspettava un treno alle 13.13 non passa... Panico di Ndra! Io ingenuamente confido nelle navette successive e sul fatto che, per quanto distrutto il sistema di trasporti qui in Italia, è difficile che ci siano buchi così grandi (errore tremendo, dopo tutte le discussioni sui trasporti fatte nella mia associazione, l'UdS, una considerazione così ottimistica meriterebbe il gulag!); allora vai con le chiamate: si scopre che alle 11:22 sarebbe passata un'altra navetta e che con questa saremmo arrivati per le 12:30 a Lecce... Perfetto, perfetto: che ingenuo.
Caldo, fa sempre più caldo. Ormai sono le 11:30 e non si vede nessuna navetta, ora l'agitazione di Ndra ha assalito anche me. Per (s)fortuna alle 11:45 arriva la navetta e tutti noi appena andati via dal Riot (nel frattempo si erano accumulati compagni pellegrini alla fermata) saliamo su questo pullman e, ahimè, sarò banale, ma siamo costretti a sistemarci come sardine in una scatoletta con le ruote, o forse meglio, un forno con le ruote.
Ore 13:13 arrivo a Lecce: sì, abbiamo perso il treno per qualche minuto, Ndra è disperata e così io, ma lei di più.
La situazione a questo punto credo sia quella del tipico viaggiatore in Italia: il biglietto prenotato non serve a molto (il treno è partito) e non è neanche rimborsabile, il prossimo e ultimo treno per la destinazione (Termoli nel nostro caso) parte alle 14:13 e quella promozione nonsense chiamata Cartafreccia non ci puo' aiutare perché non è valida per biglietti che si utilizzano il giorno stesso e non è valida dopo le 14:00 (sì, ve l'ho detto che è nonsense) e per finire, non abbiamo i soldi necessari per comprare il biglietto.
Arrivati a questo punto vi starete chiedendo come diamine abbiano fatto questi due ragazzi sudati ed appiccicosi a ritornare alle loro case... Beh, la cosa è triste, ma semplice: tornare a casa in un paese come l'Italia è ancora una "questione di classe" ed io e Ndra siamo comunque dei piccolo-borghesi dotati di poste-pay i cui genitori possono permettersi ancora di fare una ricarica da 100€ al volo, altrimenti quasi sicuramente, saremmo rimasti a sudare in stazione.
Saliti sul treno ci concediamo il meritato riposo tra bestemmie ed imprecazioni sul sistema di trasporti italiano, e pensare che Puglia e Molise (probabilmente questo pochi lo sanno) confinano anche!
Ore -nonricordoprecisamente- tra le 17:15 e le 17:40 il treno arriva a Termoli ed in tutta fretta controllo se mi manca qualcosa prima di scendere e... Mancano il portafogli ed il portadocumenti! Questa volta il panico è tutto mio, perché Ndra crede li abbia messi da qualche parte nello zaino e quindi è più opportuno scendere dal treno prima di perdere la fermata e controllare con calma a terra: così faccio.
No, non ci sono da nessuna parte portafogli e portadocumenti, li ho persi e fa caldo, tanto caldo.
Forse li hanno rubati, forse sono scivolati dalla tasca, forse degli alieni li hanno teletrasportati sulla loro astronave per studiarli, il punto è che al di là dei soldi e del fastidio per bloccare postepay e rifare i documenti, avevo molti ricordi in quel coso di stoffa rosso di mio nonno: così mi lascio andare ad una tristezza rassegnata, perché c'è già il caldo, il ritardo, i problemi sentimentali e quelli politici, non posso alzare al cielo parole colorite anche per questo... non ne avrei abbastanza, e poi sto tornando a casa.
(...)
Ore 12:00 (e qualcosa) di due giorni dopo: l'uomo della posta citofona con un pacco per me, mi vesto velocemente, scendo, firmo, apro il pacco e... Il protafogli ed il portadocumenti! Forse gli alieni hanno finito di studiarlo e me lo hanno ridato! No, l'onesto che si è preso la briga di impacchettare tutto, andare alle poste personalmente e rispendire a questo ragazzo sciagurato ciò che aveva perso si chiama Badache Faycal, abita a Milano e non è un alieno, anzi è probabilmente uno degli sconosciuti più umani che conosco (permettetemelo) e contro ogni aspettativa, in un momento di "crisi", in cui a pagare sono gli strati bassi della società, un uomo neanche italiano raccoglie un portafogli da terra, non ruba neanche un soldo, fa la fila alle poste e lo rispedisce ad un ragazzo dall'altra parte d'Italia.
Tutto ciò racchiude un senso di solidarietà tra esseri umani che va oltre il semplice, ma raro, soprattutto tra italiani, gesto di restituzione di un oggetto perduto, e se è possibile dedicare del tempo e delle attenzioni a persone di cui neanche conosciamo il volto, vuol dire che in fondo la logica del profitto, il voler fare soldi ad ogni costo, il dominio dell'uomo sull'uomo e tutte quelle logiche marce che sono alla base della nostra società, non hanno ancora vinto.
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